
“Il concorso – ha sottolineato – pone un problema di trasparenza rispetto ai principi che la scelta fatta dalla Giunta regionale intende perseguire: di fronte a diritti ugualmente importanti di chi è già dipendente e di quanti invece aspirano ad un’occupazione, si sarebbe dovuto prevedere criteri che garantissero a tutti le stesse possibilità di accesso”.
Le osservazioni di Maniglio si sono allargate poi all’impatto delle assunzioni previste sul Bilancio regionale, alla luce dei vincoli relativi alla spesa a cui la Regione è sottoposta, con riferimento al concorso già espletato per 80 dipendenti di categoria C, alla stabilizzazione dei dipendenti a tempo determinato in base alla norma nazionale, e alla questione dei dipendenti cosiddetti ‘retrocessi’. “Pur avendo sostenuto in passato battaglie in favore della stabilizzazione, consentite però da un differente contesto normativo, resta il dubbio se oggi la Regione sia in grado di sostenerne di nuove”.
Il consigliere Pino Lonigro (SeL) è intervenuto per chiedere come “la scelta fatta 9 anni fa di pensionare circa 500 dipendenti prima dei termini previsti dalla legge, si concili oggi con quella di prevedere nuove immissioni in ruolo”, mentre Michele Monno (Pd) ha suggerito che si sarebbero potuti prevedere “concorsi di carattere più generale per la formazione di graduatorie da cui attingere a seconda delle esigenze dell’Ente, anche a garanzia di procedure più trasparenti e libere da sospetti”.
Molto critica la posizione di Tommy Attanasio (Realtà Italia) che ha ribadito con forza la necessità che “vengano rimosse tutte la cause di opacità, perché il principio che deve ispirare l’operato delle istituzioni è la terzietà”, e che annunciato che “terrà alta l’attenzione sull’argomento”.
Il presidente del Gruppo Sel, Michele Losappio ha ricostruito invece il contesto storico e normativo in cui è maturata la vicenda del personale precario della Pubblica amministrazione, facendo notare che si tratta di “impiegati a cui si è fatto ricorso con forme di lavoro “penalizzanti” per sopperire al blocco del turn-over e ai vincoli di spesa imposti dal Governo nazionale, e il cui percorso di stabilizzazione è già previsto da una norma statale di iniziativa di alcuni parlamentari del Pd. Dunque - ha ribadito - non c’è alcuna competizione fra disoccupati e precari perché il metodo di arruolamento definito dalle leggi è diverso”.
Per il consigliere Fabiano Amati invece resta il dubbio sul perché, nella parte discrezionale del bando - e cioè quella relativa alla fase di preselezione - “sia stato introdotta la possibilità, per chi ha già maturato esperienza a servizio dell’Ente, di non effettuarla se, come più volte dichiarato, la questione della precarietà ha già trovato soluzione nelle disposizioni nazionali. Il bando in questione – ha ribadito – sarebbe ugualmente legittimo se la preselezione fosse prevista per tutti”.
Secondo il capogruppo Pd/FI Ignazio Zullo, “il bando presenta una serie di punti che lasciano spazio a dubbi e cattive interpretazioni per quanto riguarda i criteri di selezione e di attribuzione dei punteggi, e la procedura adottata vada rivista prima di tutto nella compatibilità con i limiti di spesa imposti dalle vigenti leggi finanziarie in materia di assunzioni di personale”.