BARI - “Siamo alle solite. Non appena c’è un tentativo di riformare il nostro Paese, per dare risposte rapide ai suoi problemi, la strana maggioranza della conservazione si mette all’opera. Non hanno però fatto i conti con la volontà del PD di mettersi alla testa delle riforme, anche a costo di perdere scranni e potere.”
Lo ha detto il Consigliere regionale Fabiano Amati, motivando il voto contrario del suo gruppo politico in Consiglio regionale, sull’ordine del giorno con cui si voleva “contrastare, sia pur velatamente e con il classico vocabolario dell’attendismo e del rinvio, la proposta di revisione costituzionale di abolizione del Senato e ridefinizione delle competenze delle regioni, proposta dal Governo nazionale”.
Intervenendo nel dibattito, e a nome del suo gruppo politico, Amati aveva fatto presente che “il bicameralismo, cioè due camere che fanno le stesse cose, è un lusso che il nostro Paese non può più consentirsi e che è giusto venga cancellato allo scopo di accelerare il più possibile i processi di riforma”.
Credo anzi – ha spiegato – che la bozza di riforma proposta dal Governo nazionale subisca ancora qualche timidezza, poiché non abolisce completamente, come a mio parere sarebbe utile, un ramo del Parlamento.
Mi stupisce il fatto che, dopo vent’anni di lamentele sulla difficoltà di governare e su un Consiglio dei ministri reso ostaggio del bicameralismo, e che quindi non garantisce la celerità che i tempi esigono, si contesti una riforma che anzi pare fin troppo moderata.
Si tratta di un disegno di revisione costituzionale che invece risponde alle continue proposte di riforma avanzate negli anni e che finalmente supera i tabù legati alla Carta costituzionale.
Eliminando gli elementi di contraddizione e lentezza, si dà valore al tempo e si rende giustizia a opinioni di stampo liberal democratico, tipo quella sulla necessità che chiunque comandi sia posto nelle condizioni di non fare danni.
Viviamo tempi in cui c’è bisogno di “scassare tutto”, non solo le lentezze, ma anche le incertezze legate al ruolo delle Regioni, che deve essere profondamente rivisto, a cominciare dall’eliminazione del potere concorrente di legiferare su alcune materie, che molti danni e incertezze ha prodotto sinora. Sapere chi fa cosa è una regola familiare, che non capisco per quale ragione non debba essere utilizzata anche nelle assemblee elettive e in politica".
Lo ha detto il Consigliere regionale Fabiano Amati, motivando il voto contrario del suo gruppo politico in Consiglio regionale, sull’ordine del giorno con cui si voleva “contrastare, sia pur velatamente e con il classico vocabolario dell’attendismo e del rinvio, la proposta di revisione costituzionale di abolizione del Senato e ridefinizione delle competenze delle regioni, proposta dal Governo nazionale”.
Intervenendo nel dibattito, e a nome del suo gruppo politico, Amati aveva fatto presente che “il bicameralismo, cioè due camere che fanno le stesse cose, è un lusso che il nostro Paese non può più consentirsi e che è giusto venga cancellato allo scopo di accelerare il più possibile i processi di riforma”.
Credo anzi – ha spiegato – che la bozza di riforma proposta dal Governo nazionale subisca ancora qualche timidezza, poiché non abolisce completamente, come a mio parere sarebbe utile, un ramo del Parlamento.
Mi stupisce il fatto che, dopo vent’anni di lamentele sulla difficoltà di governare e su un Consiglio dei ministri reso ostaggio del bicameralismo, e che quindi non garantisce la celerità che i tempi esigono, si contesti una riforma che anzi pare fin troppo moderata.
Si tratta di un disegno di revisione costituzionale che invece risponde alle continue proposte di riforma avanzate negli anni e che finalmente supera i tabù legati alla Carta costituzionale.
Eliminando gli elementi di contraddizione e lentezza, si dà valore al tempo e si rende giustizia a opinioni di stampo liberal democratico, tipo quella sulla necessità che chiunque comandi sia posto nelle condizioni di non fare danni.
Viviamo tempi in cui c’è bisogno di “scassare tutto”, non solo le lentezze, ma anche le incertezze legate al ruolo delle Regioni, che deve essere profondamente rivisto, a cominciare dall’eliminazione del potere concorrente di legiferare su alcune materie, che molti danni e incertezze ha prodotto sinora. Sapere chi fa cosa è una regola familiare, che non capisco per quale ragione non debba essere utilizzata anche nelle assemblee elettive e in politica".